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mercoledì 21 gennaio 2015

La scuola tra pensiero convergente e divergente.

Convergente? ...
... o divergente?
Dirò subito che non vedo contraddizione ed incompatibilità tra pensiero convergente e divergente. Abbiamo bisogno di entrambi per orientarci nel mondo e per decifrare la complessità delle relazioni sociali: abbiamo bisogno di convergere e divergere, di annunciare e di denunciare, di possedere nozioni e conoscenze ma anche competenze, di possedere la parola di tutte le scienze  e della  tecnologia, ma anche la parola della poesia e dell’arte nelle loro splendide varietà, dell’ésprit de géometrie ma anche dell’ésprit de finesse. C’è contraddizione ed opposizione solo quando si enfatizza uno e si nega l’altro.

Convergente.
Divergente.
Ho pochi dubbi circa il fatto che nelle scuole italiane sia di gran lunga prevalente  il pensiero che Guilford definiva “convergente”, per il  quale le persone convergono sull'unica risposta accettabile a un problema e producono efficaci soluzioni. Non a caso le nostre scuole sono subissate da interrogazioni scritte ed orali volte a verificare le conoscenze e le capacità ripetitive-mnemoniche dei nostri studenti, da test di “intelligenza” e  prove Invalsi che si concentrano prevalentemente su item che richiedono un'unica risposta corretta accettabile, dato ma non concesso che il pensiero divergente possa essere  attendibilmente misurato  con test cosiddetti a risposta aperta.


Convergente.
Divergente.
Evidentemente nelle scuole italiane - fatta eccezione forse per poche attività come quelle artistiche - vige il più o meno consapevole convincimento che il pensiero convergente si adatti  meglio alla risoluzione dei nostri problemi particolari.

Convergente.

Divergente.
Ma ciò che Guilford e altri hanno tentato di dimostrare è che, dando rilievo al pensiero convergente, spesso la scuola trascura il pensiero divergente e non fa abbastanza per l’insegnamento e lo sviluppo della creatività. Il pensiero divergente, per Guilford strettamente connesso all’atto creativo, è la capacità di produrre una gamma di possibili soluzioni per un dato problema, soprattutto quando non prevede un'unica risposta corretta. La creatività dunque è un modo particolare di pensare che implica originalità e fluidità, che rompe con i modelli esistenti introducendo qualcosa di nuovo.

Convergente.
Divergente.
Non so fino a che punto i docenti, quale che sia la loro materia, siano consapevoli dell'opportunità, se non  della necessità, di incoraggiare il pensiero divergente negli studenti. So invece che solitamente si  premiano le risposte «giuste» e si penalizzano quelle ritenute «sbagliate»  e allora gli studenti, per non correre rischi in un clima educativo che approva solo soluzioni convergenti, preferiscono risposte caute e convenzionali rispetto a vie nuove od originali di ricerca. La mia impressione è che gli studenti che hanno un alto grado di divergenza siano, anche qui ad Albenga, poco apprezzati  dagli insegnanti rispetto a quelli con alto grado di convergenza, i quali ultimi vivono  sicuramente  in modo più sereno e rassicurante le regole ed i modelli di procedura e di condotta delle  scuole.

Convergente.

Divergente.

Fermo restando che il pensiero convergente ha  punti di forza che  vanno coltivati, forse varrebbe la pena  intraprendere nuovi sentieri, rivedere nel profondo lo stile di certe lezioni, l’anima  di certe interrogazioni che richiedono intenzionalmente la ripetizione degli  appunti  dettati o delle pagine del libro “lette” a scuola od assegnate allo studio domestico, le lezioni private vissute da scuola e famiglia come “ripetizioni”, le prove scritte ed orali d’esame (quelle che il ministero subdolamente definisce “colloqui”), le modalità di valutazione e di assegnazione dei voti di profitto (i mezzi voti, i + ed i –:  un’orgia di calibrature volte a sofisticate differenziazioni del modo di ripetere il pensiero e la visione del mondo altrui e non ad esprimere un proprio personale motivato giudizio), i voti di condotta con i quali troppo spesso si premia, più che la partecipazione e l’impegno solidale, il  comportamento di sudditanza e la silente sottomissione. 

Convergente.
Divergente.
Infine esempio insigne ed illuminante sono le “ricerche” e le cosiddette “tesine” copia-incolla, che i docenti più sprovveduti, privi di competenze informatiche, spesso premiano, magari sbalorditi per l’ottimo lavoro svolto… Non è facile uscire dal tunnel del conformismo: solo lavorando e costruendo insieme nella prassi quotidiana -  docenti studenti genitori - un progetto educativo condiviso, è possibile trovare, per prove ed errori, il giusto equilibrio tra ciò  che deve rimanere ambito del pensiero convergente e ciò che invece deve divergere. Entrambi i tipi di pensiero hanno un loro ruolo fondamentale, se  utilizzati in termini complementari e se non sono vissuti in perenne competizione  in quanto ritenuti reciprocamente incompatibili...

Convergente e divergente....
... la scuola del pensare.
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