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lunedì 14 agosto 2017

Umanesimo francescano ed ecologia.

Il rapporto di San Francesco con la natura si innesta in una visione dell’uomo e della convivenza sociale responsabile che permette di ripensare – in modo non settoriale - l’odierno “problema ecologico”.
✎ Post di Gian Maria Zavattaro (a partire dal testo di José Antonio Merino, Francesco d’Assisi e l’ecologia, Edizioni Messaggero Padova, 2010). 
📷Fotografie di Rossana Rolando.

Harry Marinsky, 
Francesco predica agli uccelli, particolare
(presso Santuario di Rivotorto, Assisi)
L'umanesimo francescano non propone soluzioni tecniche né politiche, che competono ai rispettivi responsabili, propone invece una coscienza valoriale, improntata alla solidarietà e fraternità cosmica, alla custodia responsabile del creato. Francesco non elaborò mai una teoria sul mondo naturale, ma “visse l'armonia cosmica in modo talmente particolare che poté ispirare una teoria e una visione originale dell'uomo, inteso come cittadino responsabile delle cose e degli esseri della natura”(1): un modo nuovo di abitare, di essere, di relazionarsi e di vivere. La sua visione del mondo si basa sulla più profonda fede cristiana, per la quale sente, vive e celebra la presenza del Dio della creazione. Il suo ineffabile amore cosmico per tutte le creature di Dio, animate e non, è così grande che le personifica con gli appellativi di fratello e sorella che non esprimono solo una verità cristiana ma anche una dimensione psicologica: incredibile sorprendente delicata relazione affettivo-cosmica dove tutto costituisce una grandiosa e bella sinfonia” e le singole creature sono “capaci di riconoscere il suo affetto verso di esse e di presentirne l'amore”(2).
Harry Marinsky, Francesco predica agli uccelli
presso Santuario di Rivotorto, Asssi
Cantico dell'armonia di tutte le creature è il Cantico delle creature o di frate Sole, sintesi insuperata di chiarezza interiore, di fede e poesia, “testo da declamare o cantare” (3). Il grido gioioso di Francesco parte dall'inno di lode a Dio Altissimo, origine e fonte di tutte le creature. Gli aggettivi che impiega sono come “carezze del suo spirito” verso tutte le creature (3 bis). Anche nostra sora madre terra ha il volto di sorella: è creatura, parte della grande famiglia cosmica, di cui Francesco sottolinea la dimensione positiva degli elementi, pur conoscendo anche il lato oscuro e distruttivo dei fenomeni naturali. Il Cantico è la conclusione sinfonica di un lungo itinerario spirituale: il suo canto del cigno, lo definisce Merino. Non si leva nei giorni luminosi, ma all'imbrunire dell'esistenza quando Francesco è quasi distrutto fisicamente, ha dubbi laceranti, quasi non vede più la luce del sole e delle stelle né ode il canto degli uccelli e di sorella allodola. (4) Nella propria fragilità, con i sensi debilitati, canta, celebra le bellezze della creazione, riconosce, ringrazia. Nel “Laudato si' mi' Signore per quelli ke perdonano per lo tuo amore” conferma l'armonia cosmica: la pace cosmica è un dovere, la pace sociale un'urgenza ed un imperativo perché l'odio le guerre le violenze le ingiustizie e la miseria sono i maggiori pericoli per tutti, umanità e natura. Amore, perdono, conversione, giustizia sono i presupposti per una società in armonia con se stessa e la natura. Infine saluta la morte come sorella, come un essere in più del mondo della creazione, come apertura all'Altissimo Onnipotente e buon Signore. Con lei fraternizza così come prima con il sole e tutti gli esseri della natura, con un sentimento di profonda riconoscenza per la grazia di vivere.

Fiorenzo Bacci, Francesco, Leone e Ginepro ammirano il cielo 
(Parco letterario del Cantico delle creature)
L'ecologia di Francesco è “l'eco della parola creatrice di Dio”, sacramento visibile della Sua presenza e dell'azione di Cristo; è il modo vissuto e partecipato di introdurre tutti gli esseri naturali nelle relazioni umane; è “impulso di comunione con tutte le creature, movimento di simpatia e di riconciliazione, di tenerissimo affetto e devozione verso tutte le cose”. La natura si apre e si dà solo a quelli che in precedenza si sono spogliati di se stessi e hanno eliminato resistenze e opacità. “Solo l'uomo libero e liberato è capace di scoprire, partecipare e cantare la vitalità irresistibile della natura. Solo le persone con queste caratteristiche portano nel mondo una nuova esistenza gioiosa e una nuova fraternità cosmica”(6). Secondo Max Scheler “si è raggiunta in San Francesco un'interpretazione affettiva e intuitiva della relazione tra la natura, l'uomo e Dio non solo graduale, ma essenziale e qualitativamente diversa, non comparabile con nulla di ciò che troviamo in Occidente dai tempi più antichi del cristianesimo, e che sta nella più rigorosa opposizione a tutto il precedente sentimento della natura nel cristianesimo primitivo, nella patristica e anche nell'Età Media posteriore” (5).
Fiorenzo Bacci, Francesco, Leone e Ginepro 
ammirano il cielo 
(Parco letterario del Cantico delle creature)
Non c'è nulla di romantico in Francesco, solo capacità di illuminare e chiarire le radici profonde che uniscono mondo uomo Dio. In lui risuona senza posa la voce misteriosa che domanda conto dell'altro fratello e del mondo: c'è una giustizia sociale e ce n'è una ambientale. “Il problema ambientale è non solo scientifico, tecnico e politico, ma anche culturale, etico e religioso, perché alla base della crisi ecologica c’è la questione della giustizia, dell’uguaglianza dei diritti umani e del rispetto per il mondo naturale”(7). Per l'umanesimo francescano la coscienza ecologica cessa di essere una disciplina settoriale per diventare una concezione del mondo. In primis ecologia sociale che considera non solo le relazioni dell'uomo con l'ambiente fisico, ma anche i rapporti dell'uomo con l'uomo e fa del problema ambientale una grande questione sociologica. Ciò comporta la messa in discussione dei sistemi sociali politici ed economici vigenti, della scandalosa differenza tra paesi ricchi e poveri, del consumismo forsennato.

Parco letterario del Cantico delle creature, 
presso Eremo delle carceri, Assisi
Ecologia etica: vede la natura come comunità di comunità da proteggere e custodire con le interdipendenze economiche e sociali di uguaglianza e giustizia. Riferendosi a H. Jonas, Merino ci ricorda che la terra non ci appartiene, ma è patrimonio corresponsabile di tutte le generazioni: “l'etica ecologica guarda più al futuro e propone una morale del qui e dopo, perché ci obbliga a pensare alle generazioni future e ad agire di conseguenza”. Ecologia planetaria, non solo locale regionale nazionale e continentale, per l'inestricabile interrelazione degli ecosistemi. Si tratta di un problema cosmico che riguarda tutta l'umanità, che ci obbliga a riconsiderare il significato della globalizzazione, tanto che già si parla di rischio di “terricidio”: “tutto ciò che si fa alla natura ricade inesorabilmente sull'essere umano”(8), perché il male cosmologico è il riflesso del male antropologico.
Fiorenzo Bacci, Francesco, 
Leone e Ginepro ammirano il cielo 
(Parco letterario del Cantico delle creature)
L'umanesimo francescano offre qualcosa di profondo: una rinnovata cosmologia in cui la scienza non si contrappone alla dimensione del mistero (9); una mistica (io partecipo), un'estetica (io sento) del mondo e della vita, un'etica della frugalità e della partecipazione gratuita alternative al consumismo incontrollato e all'egoismo possessivo, una spiritualità che sorge da un sentimento di empatia cosmica e si traduce in comportamento fraterno e di rispetto per tutti gli esseri.Il singolare abitante Francesco invita tutti i concittadini della patria comune a porre in circolazione quattro verbi attivi, solidali e benefici per tutta la creazione: pensare sentire agire fraternizzare ecologicamente”(10).

NOTE. 
(1) José Antonio Merino, Francesco d’Assisi e l’ecologia, Edizioni Messaggero Padova, 2010, p.55. 
(2) o.c., p.30: citazione riportata da Celano (Vita prima), cui segue un esempio della sua relazione fraterna, sempre tratto da Celano (Vita seconda): “Alla Porziuncola, su un fico posto accanto alla cella del Santo stava una cicala, che cantava frequentemente, con la soavità consueta. Un giorno il Padre, allungando verso di lei la mano, la invitò dolcemente: “Sorella mia cicala, vieni a me!”. Come se comprendesse, subito gli volò sulle mani e Francesco le disse: “Canta, sorella mia cicala e loda con gioia il Signore tuo creatore!”. Essa obbedì senza indugio. Cominciò a cantare e non cessò fino a quando l'uomo di Dio unì la propria lode al suo canto e le ordinò di ritornare al suo posto. Qui rimase di continuo per otto giorni, come se vi fosse legata. Quando il Padre scendeva dalla cella, l'accarezzava sempre on le mani e le ordinava di cantare. Ed essa era sempre pronta ad obbedire al suo comando”(“C171).
(3)Incisiva la citazione di Ricoeur riportata a p.15: “Io esprimo me stesso nell'esprimere il mondo, esploro la mia sacralità cercando di decifrare il mondo“.
(3bis) Il sole bello e radiante, l'acqua utile ed umile, preziosa e casta, il fuoco bello e giocondo robusto e forte, i fiori coloriti...
(4) “E' uomo-sguardo, anche quando non può vedere. E' uomo-udito anche quando ha difficoltà a sentire. E' uomo-canto anche quando non può più cantare. E' uomo-suono di gran risonanza nella vita e d'intensa consonanza con tutto ciò che lo circonda, lo avvolge e lo invita alla partecipazione, nel meraviglioso sacramento della vita” p.35.
(5) p.42. Max Scheler esalta in Francesco la sua singolare irripetibile empatia come “unificazione affettiva cosmica”, sentimento che integra in unità esperienziale organica l'amore cristiano verso Dio e il prossimo (da Scheler chiamato acosmistico) con l'unificazione affettiva verso la natura. “Si tratta di un singolare incontro di eros e agape (di un'agape profondamente sommersa nell'amor Dei e nell'amor in Deo), in un'anima originariamente santa e geniale “ (p. 44). Per Scheler Francesco è “uno dei maggiori scultori dell'anima e dello spirito nella storia europea, che consiste nella memorabile prova di dare unità e condurre a sintesi in un processo vitale la mistica dell'amore onnimisericordioso, acosmistico e personale, che non guarda più verso il basso, bensì verso l'alto, apportato dal cristianesimo e fuso con l'amore di Gesù, insieme all'unificazione affettiva vitale-cosmica con l'essere e la vita della natura. Tale fu la rara impresa del santo d'Assisi” (p.46).
(6) o.c., p.56.
(7) o.c., p. 5.
(8) o.c., p.59.
(9) cit. di A: Einstein: “Il mistero è la cosa più bella che ci è dato di sentire. E' la sensazione fondamentale, la culla dell'arte e della scienza vera. Chi non la conosce, chi non può sbalordirsi né meravigliarsi, è morto. I suoi occhi si sono spenti.” (pp.33-4)
(10) o.c., p.127.

LINK.
Premessa a questo post: Papa Francesco e la scelta del nome.
Relativamente al Parco letterario del Cantico delle creature si può vedere questa guida.
Per un approfondimento sul Cantico delle creature ad opera di Enzo Bianchi ascoltare questo video.


8 commenti:

  1. Mi viene in mente questa associazione: come Beethoven compone la Nona sinfonia – e con essa l’inno alla gioia - quando è ormai totalmente sordo (e quindi “sente” la musica non con il senso dell’udito, ma all’interno della propria mente), così Francesco elabora il suo Cantico delle creature nel momento in cui non può più godere visivamente della bellezza naturale, ma ne avverte la poesia dentro.
    Grandi intuizioni creative che hanno saputo trasformare comuni percezioni sensibili in messaggi spirituali universali, interiorizzati e comunicati ben oltre il livello della semplice esperienza fisica del sentire e del vedere.

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  2. La relazione che stringe umanesimo ad ecologia ha avuto bisogno di tanto cammino per imporsi.
    Eppure è così semplice! Nasce dall'intimo e si effonde per onde di "intimità a cechi concentrici".
    San Francesco lo aveva capito e l'ha vissuto " nella carne".
    Da qui , per attenta riflessione : ciò che è semplice, diventa difficile per ostacolo interposto da amore di se' distruttivo ( ossessivo).
    Rimuovendo l'amore concentrato su se stessi, si riacquista " chiarezza ed acutezza di sensi", partecipazione cosmica.

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    1. L'atteggiamento predatorio dell'Occidente è esattamente il contrario di quanto tu esprimi. Solo ampliando ad ogni forma di vita la propria responsabilità verso l'altro uomo (presente e futuro), ognuno di noi realizza pienamente il suo senso morale e si impegna in un rapporto d'amore più ampio ed universale, nella percezione di una comunanza di vita e di destino con gli altri esseri viventi, nella capacità di indignarsi e ribellarsi per le sofferenze di ogni creatura indifesa perpetrate dall'arroganza della nostra civiltà. Un compito che non può essere demandato a nessuno, ma che ciascuno deve assolvere, prima che sia troppo tardi.

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  3. Riflessioni urgenti, necessarie e commoventi, in un qui e ora in cui - ci dicono i mezzi di informazione - già nella prima decade di agosto abbiamo irresponsabilmente consumato ciò che il pianeta poteva offrirci per il 2017, erodendo in anticipo le risorse future. Come ci esorta Erri De Luca, sarebbe necessario istituire un Ministero degli Affari (Ecologici) Posteri, magari con i valori francescani come base. Grazie. Buon Ferragosto.

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  4. Ciò che occorre è proprio un ripensamento della prospettiva antropocentrica: non un semplice cambiamento nella condotta politica, ma una revisione dell'immagine che del mondo ha ognuno di noi. Allora veramente l'istituzionalizzazione della proposta di Erri De Luca, in stretto rapporto con Il ministero dell'Economia e dell'Istruzione, sarebbe un bel passo in avanti, che ogni scuola saprebbe apprezzare e valorizzare. Grazie a Lei e buon fine settimana agostana.

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  5. Il post Umanesimo francescano ed ecologia è di una attualità sconcertante, quasi profetico di una sensibilità che sta esplodendo nel mondo giovanile. Va ripubblicato e diffuso perché rappresenta il momento del logos,-chiarimenti e approfondimento di quello che i giovani oggi stanno sperimentando e chiedendo a gran voce. Con gratitudine
    Maria Paola Moglia

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