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martedì 6 marzo 2018

Post elezioni. Che cosa ci interessa.

Un contributo alla riflessione sul post voto nell'ottica del bene comunitario.
Post a due voci: Gian Maria Zavattaro e Rosario Grillo.
Immagini di Beppe Giacobbe (qui il sito).

Beppe Giacobbe
🌟Come interpretare i recenti risultati elettorali? Dove stiamo andando?
C’è posto solo per l’amarezza e lo sconforto da parte di chi pensava e sperava in ben altri risultati? Oppure emergono spiragli di speranza per tutti coloro che vivono e amano la polis? La recentissima indagine Eurispes 2018 conteneva ben precise premonizioni. La vittoria dei 5 stelle ed in parte della lega è indubbia, ma potrebbe rivelarsi una vittoria di Pirro. In questo momento i risultati elettorali mi paiono piuttosto la fenomenologia di un paese incapace di decidere e di un’Italia, la nostra Italia, sgretolata, squassata dal divorarsi l’un l’altro dei partiti.  Sicuramente è la vittoria di chi ha saputo accortamente cavalcare i no, la protesta, la denuncia, la sfiducia nei confronti di un impossibile cambiamento dei vecchi partiti divenuti consorterie blindate, delle segreterie centrate sulla propria perpetuazione, dell’in-credibilità dei capi storici e dei capetti di contorno. Questa vittoria non può sorprenderci: vittoria della sfiducia verso lo Stato  in cui i cittadini hanno smesso di credere, vittoria del no all’intreccio tra politica e corruzione  morale e mentale,  all'opportunismo di chi trae il proprio vantaggio da ogni situazione, al dispendio dei soldi pubblici…
Beppe Giacobbe
🌟Non è affatto la vittoria contro l’ideologia di qualsiasi parte. Decantare la vittoria  e millantarla come trionfo della antiideologia dichiarando che non si è né di destra né di sinistra, ma solo proteso ad affrontare i problemi concreti che angustiano gli italiani, in realtà è professarsi altrettanto se non più ideologicamente settario e  fazioso, specie in  questioni fondamentali che riguardano proprio il nostro quotidiano, come l’appartenenza all’Europa e l’accoglienza dei migranti e di chi è il “diverso”.
🌟Se è sicuramente la vittoria dei no e della protesta, non  è  la vittoria del sì, di una proposta che  almeno per ora non esiste, di un progetto politico sociale culturale innovativo, di grande respiro, capace di guardare lontano, che non si nutra di soli  verbalismi, di slogans e panacee malamente memorizzate, che si valga di persone serie veramente competenti e non di improvvisati attori, per quanto paludati. A decidere della serietà e credibilità sarà la prova dei fatti, crogiolo di ogni progetto politico sia oggi perdente sia oggi vincitore.
Beppe Giacobbe
🌟Mi interessa invece di più “il problemino” della rifondazione di partiti che per prima cosa dovrebbero operare un bel repulisti al loro interno. 
🌟Mi interessa una sinistra intelligente (intus-legere!), capace di guardarsi fino in fondo, di cambiare, di opporre un progetto forte, credibile, comprensibile, che sappia parlare al cuore  della gente, che la smetta di   blaterare ma inizi a praticare e testimoniare ciò che predica, che si renda finalmente conto che il vero problema urgente (che i governi di sinistra avrebbero dovuto prendere in seria considerazione) erano e sono gli adulti: sono loro, siamo noi, che dobbiamo  cambiare, imparare a non lasciarci stordire dai pifferai di turno. Qualcuno ricorda il grido della sentinella di Dossetti nel ’94?  Era il grido della resistenza.
🌟Resistere concretamente vuol dire schierarsi ancor più apertamente dalla parte degli ultimi e degli invisibili, immigrati e rifugiati compresi, perché è 
Beppe Giacobbe
in gioco la dimensione sociale e comunitaria dei cittadini italiani.
🌟Resistere vuol dire non accettare di venire sacrificati ad ideologie e pratiche che pretendono  che si viva di ciò che i media decidono e fanno esistere, che difendono privilegi ed egoismi corporativi, etnici e razzisti, che inneggiano al liberismo spietato, che si nutrono tranquillamente della convertibilità degli opposti, sostenendo oggi il contrario di ieri e di domani.
🌟Resistere vuol dire distinguere ciò che è sostanza da ciò che è cenere, ciò che potrebbe essere l’inizio di un nuovo cammino sociale da ciò che è fumo e polvere.
🌟Resistere infine - e lo ripeto - nel confuso tempo presente significa ribellarsi al costo più doloroso: la perdita del senso della comunità, della fraternità, della solidarietà, della giustizia e della uguaglianza in un paese  governato da uomini e donne senza cuore.


Rosario Grillo.
Beppe Giacobbe
🌟Generare e rigenerare.
Gian Maria è sollecito nel commento dei risultati elettorali. La sua, la nostra, non vuole essere però analisi del voto da affastellare tra le molteplici, intelligenti o meno, noiose e soverchianti per buona parte, che si sprecano in questo momento.
🌟Ci interessa la proposta, il proposito di contribuire comunitariamente al bene della collettività. Gian Maria mette in chiaro il nostro rigetto di ciò che s’intona ad opportunismo, ad interesse di parte o solo di alcuni.
🌟Mi permetto di ritornare sul “problemino” della rifondazione dei partiti. Problema diventato urgente, e decantato a tal grado da essere ormai chiaro nel profilo.
Uscire dalla organizzazione massiccia (di massa), assumere una fibra dinamica e volontaristica (contributo di associazioni e volontariato), contatto territoriale e vicinanza alla gente (“in uscita”, come la Chiesa, e di necessità, come tutte le istituzioni dovrebbero fare), proiezione trans nazionale, doverosa in epoca di Globalizzazione: questi i requisiti minimi. Oltre, anche la configurazione giuridica, sempre evasa, eppure ribadita dalla Costituzione.
Beppe Giacobbe
L’anti ideologia è un mascheramento, tranello per rifilare una ideologia surrettizia, sottratta a qualsiasi controllo democratico. Il dibattito di idee con la dialettica sono lievito di delibere imparziali.
L’invocazione insistita della Resistenza, infine, oltre a dar conferma del crisma costituzionale - repubblicano, è marchio per convocare al sentimento della solidarietà, del rispetto, della cooperazione, della convergenza sulla continuità delle generazioni, con coscienza demografica, con attenzione ecologica e con amore filiale.

9 commenti:

  1. È una bellissima utopia, quella che tutte le persone per bene desidera. È l'utopia delle persone normali vorrebbero attuare. Sì fanno troppe parole, tutto è motivo di commenti e discussioni che non portano a nulla. Si sta giocando al ribasso su tutti i fronti. È un vero peccato!!! Basterebbe conoscere, insegnare l"etica, non solo come bella parola, nei suoi contenuti più profondi. Sono scoraggiata per questa situazione. Se non si peggiora non cambia nulla. Grazie per i chiarimenti ! Rachele Berardi

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    1. Dell’utopia abbiamo già parlato e, in sintonia con il già detto, ricordo che essa è Lievito. Senza lievito non s’impasta e non li vita l’impasto !. Il lievito è : ideale, Speranza, Costanza, Fede laica, motore di futuro, Energia. Prenderei in prestito da Aristotele : essa è la forma da applicare alla materia : i reali bisogni umani e sociali. Grazie del commento

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  2. sono pienamente d'accordo che l'utopia sia il lievito. I nostri giovani quali utopia seguono, in cosa abbiamo fatto loro credere? Ho generalizzato è vero, alcuni di loro hanno idee chiare e ci fanno sperare nel futuro, ma la maggioranza? Bisogna cominciare da loro, purtroppo la generazione di certi genitori non da buona educazione. I primi a lamentarsi sono i maestri delle elementari. Grazie per l'attenzione.

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  3. Concordo nella sostanza con la vostra analisi. Soprattutto con la riflessione relativa alla falsità sostanziale delle prospettive anti-ideologiche: tutti abbiamo un'ideologia (o strutture di pensiero e prassi etico-sociali, chiamiamole come vogliamo) che ci muove e ci direziona in un senso o nell'altro. La Lega è un partito a forte connotazione ideologica; anche il Movimento Cinque stelle ha una sua fluttuante ideologia. Speriamo bene per l'Italia. Grazie.

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    1. Ci si è incartati con il significato di ideologia, soprattutto a partire dalla lotta al terrorismo britagista. Ma quella non era ideologia, era settarismo. Se poi andiamo dietro a certi filosofi ( L. Colletti ) si verificherebbe che certe contorsioni portano dalla retta via.
      Si può sempre cambiar nome e chiedere - questo sì- saldi principi ed una coerenza di rotta.
      Grazie del commento e della sua costante attenzione!

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  4. La prima volta che ho letto l'articolo, lo stesso giorno della pubblicazione, tanto era cupo l'umore, ho capito di essere io il responsabile di questa fosca tragedia senza via di scampo.
    Sto meglio, ho riletto, forse ho capito, sono d'accordo e vorrei provare a dire. Quando, Gian Maria, centri subiti il problema e poni a fondamento del rinnovo di una forza progressista "vuol dire schierarsi ancor più apertamente dalla parte degli ultimi e degli invisibili, immigrati e rifugiati compresi" sono certo che sappia che qui al nord il successo della Lega è dovuto al rifiuto della maggioranza degli elettori a rinunciare a uno spillo per promuovere solidariatà ai rifugiati e, pure, a tutti gli immigrati senza dimenticare, in fondo, i terroni. Per carità non tutti sono così, ma su 6 collegi uninominali 6 sono andati a Salvini punendo anche personaggi che hanno fatto le fortune della Provincia.
    Perchè la Boldrini è cos' odiata? Forse perchè parla prevalentemente dei problemi dei rifugiati e tanti, a torto o ragione, si sentono traditi e ancora sminuiti nei loro piccoli (miseri?) problemi. Una forza che voglia mettersi al servizio della Nazione, deve pensare a tutti dall'ultimo al primo. Gli ultimi governi non hanno fatto malissimo in questa direzione eppure "Fratelli d'Italia" (quanto mi irrita questa denominazione) ha preso più voti di Liberi e Uguali. Forse nella rifondazione di un centro sinistra capace di ottenere una maggioranza solida non si può trascurare la consapevolezza di quale sia "il materiale umano". Ci vorranno tanti fronti. La comunicazione ha una sua grande importanza per la comprensione generale delle situazioni reali. Resistere e rifondare.
    A Rosario vorrei dire che il settarismo, solo quello, attribuito alle Brigate Rosse, quasi una marachella di giovanotti un po' esagerati (compagni che sbagliano)deve essergli scappato dalla punta della penna nel contesto della risposta.Secondo me, le Brigate Rosse hanno una complicità decisiva, in senso negativo, nello sviluppo degli anni '80 e nello sfascio di un mondo che qualche merito l'aveva, costruito ed ereditato.
    Buonanotte :-)

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  5. Caro Gianni, ho letto e riletto il tuo bel commento, tanto appassionato quanto sofferto. E sono d’accordo con te. Vorrei solo precisare due cose. La prima è che, vivendo in una città dove lega e 5stelle hanno raggiunto la medesima sorprendente percentuale e svolgendo la mia azione di volontario a stretto contatto con i rifugiati, credo di avere percezione del clima che tutti stiamo respirando e credo anche che la condizione nella quale sono costretti gli ultimi ed i penultimi sia la cartina di tornasole per valutare il grado di civiltà e di umanità di una società. Ieri ultimi erano molti dei miei amici “terroni”, oggi sono i rifugiati, che emblematicamente li rappresentano (e mi piacerebbe avere il tempo e lo spazio per dire perché), ovvero tutti gli “invisibili”: giovani, minori, donne, anziani, malati cronici, carcerati e via dicendo. Da questi voglio iniziare a pensare per arrivare, hai ragione, sino ai primi. La seconda è che resistere significa ri-esistere: non è questione di moralismo, ma di risveglio della coscienza e del cuore da parte delle persone e poi delle comunità su su fino alle istituzioni. Leggevo stanotte, più o meno mentre tu scrivevi, per via di un intervento che dovrò tenere sull’argomento, “La scelta di accogliere” di R. Mancini (Qiqajon, 2016) , che tra le altre cose rimprovera all’Europa ed all’Italia di essere oggi “così malridotte da non poter contare su un adeguato radicamento etico collettivo. La grande trasformazione nelle forme della convivenza e stili di vita non è opera di capi o leggi, ma scaturisce dal convergere delle nostre piccole trasformazioni quotidiane finché non viene alla luce il profilo di un’altra società”. Chi sceglie di accogliere si mette in un cammino imprevedibile, si espone, come il seme: eppure, conclude Mancini, anche il seme più piccolo e trascurabile può essere il più capace di futuro. Ti ringrazio anche per la tua affettuosa e tenace attenzione a questo nostro piccolo blog e ti saluto caramente.

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    1. Sì, "La grande trasformazione nelle forme della convivenza e stili di vita non è opera di capi o leggi, ma scaturisce dal convergere delle nostre piccole trasformazioni quotidiane finché non viene alla luce il profilo di un’altra società"
      Bello e giusto.
      Grazie con abbraccio.

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