Bronislawa Wajs, detta Papuzsa. |
“La mia canzone è silenziosa
come una lacrima.
Io canto a me stessa, non a qualcuno”.
Bronislawa Wajs, detta Papuzsa, nata
forse nel 1910 (non si sa di preciso, perché il padre, sconosciuto, e la
madre, zingara galiziana, non calendarizzarono la nascita), cresce e vive a contatto diretto con la
natura, conosce il potere magico delle
erbe, balla, canta:
“Zingarella povera, giovane,
bella come un mirtillo,
denti bianchi come perle,
occhi brillanti come l’oro vero.
Gli orecchini fatti di foglie, eccoli
Come oro genuino son belli”
(frammento di “Orecchino di foglia”).
...zingarella ... |
Autodidatta,
impara da sola a leggere ed a scrivere. Poi inizia a scrivere poesie, intrise
di innocenza e spontanea freschezza dentro uno stile aspro ed asciutto. Conosce J. Ficowski e J. Tuwim,
grandi poeti polacchi, che promuovono la pubblicazione delle sue poesie. La sua
esistenza è devastata dalla persecuzione
nazista e dalla strage degli zingari: fame
cronica, notti all’addiaccio, malattie , sofferenze,
morte delle persone care ….
... soggetto cinematografico ... |
Dopo
il massacro nazista subentra il regime comunista ed iniziano nuove
persecuzioni. Non potendo avere figli, adotta
un bambino zingaro. Considerata dagli stessi zingari traditrice dei loro segreti, fugge con figlio
e marito, ma per tutta la vita le persecuzioni continueranno, minandole la salute.
Muore l’8 febbraio 1987. I suoi
scritti sono riscoperti e diffusi a partire dal 2013.
Serenità, pace, meraviglia di fronte allo spettacolo del creato: è quanto traspira dalle sue poesie, sempre profondamente legate alla sua identità di zingara.
Serenità, pace, meraviglia di fronte allo spettacolo del creato: è quanto traspira dalle sue poesie, sempre profondamente legate alla sua identità di zingara.
... e bibliografico ... |
Ogni
volta che qualcuno la cercava, considerandola “importante”, ella si stupiva:
“Son venuti a parlare con me? Ci sono
poeti, ci sono poesie belle, favole meravigliose, ma io sono niente. Non
possiedo nessuna istruzione, nessuna scuola. Cosa può dire una vecchia Zingara
che assomiglia ad un porcino dimenticato nel bosco di autunno? Sono una ragazza
povera, vivo sotto il cespuglio. Nervosa, ho un’anima piccolissima.[…] Le mie non
sono poesie. Canzoni. Le poesie son roba diversa. Ci vogliono le rime, la
canzone è semplice. La canzone è inferiore. E la poesia è in alto, ci vuole gente istruita. Ci vuole
l’università ed io non ho finito neanche una classe. Non posso scrivere poesie”.
Questa l’”anima piccolissima” di Papusza,
che ha espresso una grande poesia con commovente passione e tenera
partecipazione, senza mai dimenticare né le sofferenze del suo popolo né
l’amore per la vita e per il creato..
“Dopo molti anni,
ma forse molto prima, tra poco,
le tue mani troveranno la mia canzone.
Da dove è venuta?
Nel giorno o nel sonno?
E mi ricorderai, mi penserai –
era una favola
o vero era?
E ti scorderai
delle mie canzoni
e di tutto”
(“Canzone”)
Tutte le
citazioni provengono da Papusza di Angelika Kuźniak (ed. Czarne,
Wołowiec 2013), che ha il merito della sua riscoperta. Le poesie provengono dalla raccolta Lesie,
ojcze mój [Bosco, padre mio] di Papusza (ed. Nisza, Warszawa
2013).
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