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domenica 22 settembre 2013

Intervista a Luciano Berio.



L'utopia come lampada dello spirito.



La città ideale

40 anni fa, nel 1973,  “Le seguenti domande sono state poste a una serie di esponenti della cultura internazionale:

I)                crede che abbia ancora senso scrivere utopie nell’accezione classica del termine, e cioè come proposta di una società futura, possibile o desiderabile?

II)            la forza di un’utopia deve essere positiva (elementi per una modificazione) o negativa ( rifiuto paradossale del già esistente)?

III)        tra le grandi utopie del passato, ce n’è una che le pare ancora attuale?

IV)             Vuole tracciare in poche righe un Suo progetto di città ideale?”           
             

[Luciano Berio] “Suppongo che E. Bloch abbia esaurito l’argomento utopia  - in profondità – per i prossimi trent’anni. Io posso solo dire che le utopie  (I) si scrivono e si esprimono in ogni caso, anche quando non ne siamo consapevoli, anche adesso… Il nostro modo di pensare di raffigurarci le cose e la storia è sempre un po’ utopico. Non saprei dire se un’utopia (II) possa essere negativa o positiva e sia preferibile una  all’altra.

utopia come lampada dello spirito
Preferisco pensare che l’utopia sia una delle tante lampade dello spirito dove negativo e positivo si alternano uno nell’altro. Tra le utopie famose del passato (III) ce n’è una che m’attrae e – come ogni utopia che si rispetti – è diventata in parte attuale: quella  di F. Bacone.

Il fuoco simbolo di movimento:
"l'utopia come processo e non come forma"

 
Io  non ho un progetto  (IV) ma tantissimi. Col mestiere che faccio vivo, infatti, di utopia. Ogni musica cos’altro è  se non una proposta utopica di linguaggio? Una città ideale? Quella che si può vivere come processo e non come forma; quella che ci può abitare senza il ricatto del denaro e dell’inferno”.
Luciano Berio, in Almanacco Bompiani 1974 (cap. L’utopia oggi), MI, 1973, pag. 197 e 259.  

 

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