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martedì 10 settembre 2013

La lezione di Socrate oggi ...

 
 

Platone scrive il Critone intorno al 395 a. C., eppure le sue parole sono d'incredibile attualità …

Socrate è stato condannato a morte e Critone, suo fedele amico,  gli suggerisce la possibilità della fuga. Socrate non intende evadere dal carcere e risponde, all’invito di Critone, inscenando un dialogo immaginario con le Leggi in persona …

 
 
 


Socrate – Dunque partendo dalle cose sulle quali ci siamo accordati, bisogna che ora consideriamo questo: se sia giusto che io cerchi di uscire di qui senza che gli Ateniesi lo autorizzino, oppure se non sia giusto; e, se apparirà giusto, tentiamo; se no, lasciamo andare. […]

 
Allora rifletti su questo. Se, mentre noi siamo sul punto di svignarcela di qui, o come altrimenti si debba chiamare questa azione, ci venissero incontro le Leggi e la Città, e, fermandosi innanzi, ci domandassero:

«Dimmi, o Socrate, che cosa hai intenzione di fare? Che altro pensi, con questa azione che stai per compiere, se non di distruggere noi che siamo le Leggi e tutta quanta la Città, per quanto dipende da te? O ti pare che possa ancora esistere e che non venga interamente sovvertita quella Città, in cui le sentenze emesse non hanno vigore, ma, ad opera di privati cittadini, vengono destituite della loro autorità e distrutte?»
 
 
Che diremo, o Critone, a questi e ad altri simili argomenti? Molte cose, infatti, uno potrebbe dire, in particolare se oratore, a favore di questa legge trasgredita, la quale prescrive che le sentenze emesse abbiano vigore.
Oppure diremo loro:
«La Città ha commesso ingiustizia contro di noi e non ha giudicato la causa secondo giustizia?».
E che diremo, dunque, se le Leggi così continuassero a dire: «Forse si accordò fra noi e te anche questo, o non, invece, di attenersi alle sentenze che la Città pronuncia? […]. Di’, dunque, che cosa hai da rimproverare a noi e alla Città, dato che cerchi di distruggerci? […] credi tu forse che ci sia pari diritto fra te e noi, e, se noi intendiamo fare qualcosa contro di te, credi di aver diritto anche tu di fare le stesse cose contro di noi?»

(Platone, Critone 48b-50e, contenuto in Tutti gli scritti, Rusconi, Milano 1994)
 




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