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venerdì 1 novembre 2013

Maestri e testimoni: D. M. Turoldo.


Possiamo dire chi siamo? Lo possono dire gli altri?

David Maria Turoldo ( 1916-1992): "Ci sarà mai qualcuno che sappia dire di sé chi sia?"  

 “Credo che nessuno possa rispondere a una domanda simile: dire di sé chi sia. Se lo sapesse, sarebbe la fine. Non è con questo che non ne riconosca la legittimità; dico solo che è una domanda che non può avere risposta esauriente e persuasiva, tanto meno se espressa dall’interrogato. […] Che altri dicano di me quello che vogliono, ciò che ritengano più fondato e legittimo; io stesso mi metterò in ascolto per imparare, per continuare a conoscermi: continuare a scoprirmi! Senza naturalmente vendermi a nessun giudizio, senza rinunciare a nessuna primogenitura, e cedere al mito dell’opinione della gente” (pag. 17).


Gli altri aiutano a conoscerci.

E allora, in queste giornate di memoria  dei nostri cari e di speranza oltre la morte,   Turoldo così si può presentare, nella prosa (1) e nel canto della  poesia (2):

Adamo ed Eva simbolo della vita.
Adamo ed Eva simbolo della morte.
(1)
“Tre cose  devono essere messe a fuoco. Il mio colloquiare continuo con la morte, cosa sia per me la morte; quanto ”ami” la morte, eccetera. E quanto perciò ami la vita;  cosa intenda per la vita; questo grido senza eco lanciato sull’infinito. Al di fuori di questo confronto continuo nessuna risposta sarà quella vera, e nessuna scelta potrà essere mai definitiva; a prescinderne anzi, ogni proposito sarà vano, imperfetta ogni decisione, e quindi sbagliata. Tutto il resto non è che fuoco pirotecnico tra questi due focolai della vita e della morte. Ogni sentimento, ogni bagliore di grazia, ogni speranza e disperazione, tutto sarà legittimo e vano insieme. Giorni come faville; visioni e miraggi di una traversata senza fine. Tutti felici e sempre inquieti: appunto con la gioia nel cuore e  “con  la morte sulle braccia”, con la cenere posata sulle stesse parole che cantano la gioia, con i denti legati di cenere appena tu assapori  il frutto dell’albero” (pag.149).
Leggeri nel vento


(2)  CAMPANE SUONATE A DISTESA…

“Quando avrò dalla mia cella

salutato gli amici e il sole

e si alzerà la notte

finalmente

saldato il conto,

campane

suonate a distesa:

la porta è da tempo

segnata dal sangue

pronte le erbe amare

e il pane azimo:

allora andremo

leggeri nel vento.   
  (DAVID MARIA TUROLDO, Canti ultimi)
Le citazioni sono tratte da David Maria Turoldo, La mia vita per gli amici, vocazione e resistenza, Mondadori, Milano, 2002.

Tutte le immagini riproducono affreschi della Cappella Brancacci di Firenze (Masaccio, Masolino, Meucci).

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