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venerdì 24 gennaio 2014

Kaddish per le vittime dell'Olocausto. Video.

 


Non posso odiare.
Posso soltanto espiare, per te e per me.
 Ilse  Blumenthal–Weiss


 .. gli ideali, i sogni, le splendide speranze
non sono ancora sorti in noi che già sono colpiti
 e completamente distrutti dalla crudele realtà.
Anna Frank


.. abbiamo assistito, mio Dio,
 a come sei stato preso a calci... 
Paul Gauguin, Il Cristo giallo.

 Si consiglia di mettere in pausa la musica del blog prima di avviare il video.


Il filmato che presentiamo, con i testi che abbiamo sovrapposto, è un nostro adattamento del video elaborato da Bruno Kampel e reperibile su Youtube dal titolo "Kaddish for all the holocaust victims".

Tenere accesa la luce ... vigilare ... 
V. Van Gogh, La sedia di Gauguin.


Brevi notizie sui nomi citati nel video.

Anna Frank
(1929 – 1945).
La piccola ebrea olandese scrisse il suo Diario  nei due anni, tra il luglio 1942 e l’agosto 1944, da lei trascorsi insieme ai genitori, alla sorella e ad altri quattro amici, in un nascondiglio segreto di una casa del centro di Amsterdam  per sfuggire alla cattura da parte delle SS. Con un linguaggio di bellissima freschezza, pur nel presentimento della morte che grava su ogni pagina, ci ha lasciato un messaggio di fiduciosa speranza. La condanna del nazismo e della sua barbara concezione della vita non viene espressa attraverso invettive ma con l’incrollabile fede nei valori umani.

Il nascondiglio di Anna Frank e dei suoi familiari venne scoperto nel 1944: arrestati tutti gli occupanti, essi vennero inviati in campo di sterminio diversi. La piccola Frank morì nel marzo 1945 in quello di  Bergen Belse.


Ilse Blumenthal–Weiss
(1899 – 1987)
Insegnante di ginnastica, si dedicò ben presto totalmente alla poesia. Fu in corrispondenza con Rainer Maria Rilke e stabilì rapporti di amicizia con P. Celan e Nelly Sachs, insignita del  premio Nobel nel 1966. Nel 1937 fuggì nei Paesi Bassi. Arrestata dai nazisti nel 1943, venne internata prima nel campo di transito di Westerbork, poi nel campo di concentramento di Terezin, dove visse  l’ultimo anno del Terzo Reich e dove fu liberata al termine del conflitto. Si trasferì per lungo tempo negli Stati Uniti. Morì a Berlino nel 1987.
Suo marito fu assassinato  ad Auschwitz, suo figlio a Mathausen



Himmler Heinrich Luitpold Himmler
(1900-1943).
Dal 1936 comandante della polizia, dal 1939 capo delle forze di sicurezza del Terzo Reich, dal 1943 ministro dell’Interno, fu uno degli uomini più importanti della Germania nazista e il propugnatore dello sterminio nei campi di concentramento. Con le sorti della guerra ormai compromesse, cercò di patteggiare un suo salvacondotto, dietro promessa di liberare gli ebrei detenuti. In realtà egli stesso aveva impartito ordini specifici perché nessun detenuto cadesse vivo nelle mani del nemico. La sua volontà di diserzione venne divulgata dagli Alleati attraverso la stampa e Radio Londra. Himmler decise allora con un piccolo drappello di SS di raggiungere la Baviera. Fermato da una pattuglia inglese e tradotto nel campo di prigionia 031, rivelò la propria identità, nel vano tentativo di assicurarsi un trattamento privilegiato. Il 23 maggio si suicidò spezzando la capsula di cianuro che aveva inserito in una fessura tra i denti. Il cadavere fu interrato in un bosco nei pressi di Lunenburgo.





Chi desidera intervenire può consultare il post del 22/10/13 oppure semplicemente andare qui sotto su "commenta come", nel menù a tendina selezionare "nome/URL", inserire solo nome e cognome e cliccare su continua. Quindi può scrivere il proprio contributo sul quale rimarrà il suo nome ed eventualmente, se lo ritiene opportuno, può lasciare la sua mail. 

2 commenti:

  1. Gentile professore,
    volevo condividere con lei un pensiero per sapere anche la sua opinione. Ogni anno il 27 gennaio ricordiamo come durante il periodo nazista milioni di persone, in primis il popolo ebraico, siano state uccise per la follia che albergava in molti uomini. Certo è una descrizione riduttiva, ma solo in quanto il punto su cui vorrei soffermarmi è un altro: sempre più ho l'impressione che quel giorno diventi l'occasione di un mea culpa collettivo verso il popolo ebraico (che a ragione ricorda l'olocausto e al quale tutti siamo tenuti a ricordare, sia chiaro) perdendo un po' la visione più ampia, ossia il ricordare di quali atrocità sia capace l'uomo. La giornata della memoria dovrebbe, a mio modesto parere, essere un punto di controllo ogni anno per vedere cosa si è fatto e si vuol fare per estirpare nel modo più deciso ogni rigurgito e germoglio di ignoranza e violenza raziale dal.mondo, o dall'Italia... Paese nel quale sempre piú, fra i giovani particolarmente, attecchisce facilmente il seme della follia dell'odio raziale, manifesto anche nel semplice gesto allegorico di un tatuaggio a svastica fino alla militanza in partiti e movimenti di rievocazione nazista. Pertanto non penso che il Giorno della Memoria debba appartenere a un solo popolo (di cui.un giorno parleremo di quali risultati abbia portato l'orrore subito forse) ma debba essere utile per saper scegliere da quale parte di se stessi schierarsi, la luce della ragione e del sentimento o l'oscurità della rinuncia all'umanità stessa. Un caro saluto

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    1. Caro Sig. Nicola, dovrebbero condividere il “suo pensiero” tutti, dico tutti, a partire da Napolitano, Letta, Renzi, i partiti, i vari politici che dovrebbero rappresentarci, le lobbies manifeste e nascoste, gli amministratori delle città, qui ad Albenga quelli che stanno correndo a candidarsi nelle prossime elezioni, ma soprattutto la scuola, i docenti e i giovani … Condividere non basta, occorre praticare un modo di pensare e di essere “altrimenti” dopo Auschwitz, come invita Lévinas, per non continuare la progenie degli assassini e dei buffoni. Sono in sintonia con Lei quando ricorda che i nostri sensi di colpa è bene risolverli in modo diverso e che la giornata della memoria dovrebbe essere “un punto di controllo”, una salutare revisione di vita per un cambiamento radicale. Lo è certamente per Lei e spero anche per me, cha ancora nel mio “ottimismo tragico” confido che i giovani come Lei - nel silenzio del loro operare, ma più numerosi di quanto appaia - possano essere veramente sale e lievito in una società tesa al convivio delle differenze. Grazie, Sig. Nicola.

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