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martedì 9 dicembre 2014

Contro la corruzione... educarci alla politica, anche ad Albenga.


Corruzione, 
corrotti e corruttori...
Di fronte agli scandali ed alla corruttela romana, emblema di una corruttela tremendamente più vasta e radicata (con l’eccezione di Albenga?), rimane lo sgomento e l’impotenza.

... come fare?...
Sono convinto che ci si possa difendere da questi predatori dei beni comuni, da questi ladroni del futuro dei nostri figli, da questi tagliagole delle nostre vite, da questa piovra dai mille tentacoli che sta infestando tutto e tutti, da questa ragnatela intessuta da voti di scambio, libri-paga, reciproci ricatti e vicendevoli omertà.
... di fronte a questo mostro che ci divora...
... immagine comparsa su facebook
in questi giorni ...
Restaurare la città e la vita pubblica in disfacimento significa innanzitutto rifare gli uomini e i piccoli gruppi: compito squisitamente politico.  La “politica” (come democrazia, libertà, uguaglianza, giustizia) è parola che ha ricevuto tantissime definizioni spesso contrastanti. Definire la politica non è neutra disputa teorica: se la definisco è per cercare di capire che relazione c’è tra lei e me. 
... la politica è solo questo?...
Forse in senso stretto la politica è la capacità di una persona, specializzata nel campo delle responsabilità e delle decisioni, di operare con successo secondo le regole della conquista del potere, della formazione del consenso e della soluzione dei conflitti.

... la politica, in senso stretto, 
è esercizio del potere ...
Ma se la concepiamo in modo più aperto, perché riteniamo che si diventa persone solo se realizziamo la nostra  identità sulla strada della partecipazione di tutti al potere ed alle responsabilità sociali, allora non incontriamo la politica solo quando un bel giorno decidiamo di farla o quando votiamo o diamo vita ad un’associazione.
... ma la politica, in senso lato, 
riguarda la vita di ciascuno...
La politica è il nostro  stesso difficile mestiere di vivere, maturare, crescere; è un aspetto di ogni situazione e istituzione (famiglia, gruppo, scuola, impresa, sindacato, partito, stato…) che fa parte della nostra vita quotidiana, perché in essa trascorriamo la nostra vita intera. Insomma la politica è dentro ognuno di noi, è inevitabile. Dire “la politica non mi riguarda” è affermazione discutibile, anzi proposizione falsa.
... la politica è cosa di tutti...
Per costruirci come persone e costruire  la comunità non bastano sdegno ed indignazione morale, occorre incidere concretamente sui processi decisionali, assumerci le nostre responsabilità, com-promettersi, uscendo dalla comoda paratia del “piove governo ladro”. La comunità non si costruisce a parole, ma solo se le persone sono attive nelle situazioni che quotidianamente vivono. Se la politica abita anche nelle situazioni che quotidianamente viviamo, questa scomoda consapevolezza ci obbliga ad una quota relativa di responsabilità in un mondo sempre più interdipendente: le mie azioni buone o cattive e le mie omissioni ricadono sugli altri anche se in tempi e distanze che non so prevedere. La  politica è la  consapevolezza dell’unicità del nostro destino: siamo interdipendenti e non possiamo esimerci dal  prenderci cura degli altri.
... la politica è consapevolezza della nostra interdipendenza...
Certo per noi cittadini “comuni” non è facile esercitare la politica, perché è relazione estremamente complessa con gli altri e il mondo. Dunque ad ognuno di noi occorrerebbe una formazione all’impegno sociale e politico, compito in linea di principio affidato alla scuola istituzionale. Evidentemente qualcosa non funziona, anche perché i più bisognosi di questa formazione sono proprio gli  adulti: quis docebit docentes?
Dando per scontato l’ovvio dovere-impegno da parte di ciascuno di noi di non lasciarsi irretire e di denunciare qualsiasi connivenza, anche apparentemente insignificante, provo invece ad  individuare percorsi insieme praticabili immediatamente, o quasi.

...perciò è necessario individuare 
percorsi praticabili ...
A. Occorre, oggi più che mai,  impegnarsi e tornare nei luoghi dove si decide l’andamento e il futuro della società - la politica l’economia la finanza la scuola -  per non lasciare il posto vuoto  “alla mercé di cattivi coppieri”.

... perché non provare?...
B. Occorre  perciò formare gli  adulti (impresa quasi disperata e disperante),  i giovani e le nuove generazioni a pensare la politica ed il potere come “diaconia”, gratuito amore per gli altri. Perché ad Albenga non creare, nella gratuità e nel dono reciproco, una scuola di formazione e di autoformazione all’impegno sociale e politico, gestita da giovani adamantini ed adulti credibili, rivolta a tutti ma soprattutto ai giovani, dove utopia e speranza si radicano in un realismo senza illusioni? 
... a ripensare la politica come bene comune ...
Scuola non neutrale, pluralista, dove giovani adulti anziani sono insieme educatori ed educandi, ognuno con i suoi limiti ed i suoi carismi generazionali: incontro  di generazioni, scambio di ideali e valori, con un’ unica inderogabile discriminante: la politica vissuta e testimoniata come servizio oblativo. Penso alla grande disponibilità  che potrebbe essere offerta  da tante  cittadine e cittadini  ingauni (non tutti!),  “vecchi” (non tutti) e “giovani” (non tutti) amministratori, operatori sociali e culturali. Basterebbe, con discernimento, cercarli e, dopo aver separato  insieme la gramigna dal grano, non sarebbe impresa impossibile convincerli e costruire insieme un inconclusivo cammino di educazione politica e sociale. 

... perché non partire anche da Albenga?

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2 commenti:

  1. Qualche anno fa un conoscente che vive in un comune del savonese mi chiese se conoscessi una certa persona che si candidava a sindaco in quel paese. gli risposi che era un mio amico e che lo consideravo una persona seria, ma di prendere anche altre informazioni e poi di decidere. qualche tempo dopo lo incontrai nuovamente, attraversò la strada rischiando di farsi investire e mi apostrofò duramente: "non mi freghi più. io l'h votato il tuo amico, ma lui non ha fatto niente...". Non vivendo più quella realtà, non avevo esperienze dirette, ma gli dissi che per quello che ne sapevo alcune cose interessanti le aveva fatte. mi guardò con un'aria un po' compassionevole, come si guarda chi non ha capito niente. "ma io parlo delle cose che contano - rispose -: gli ho chiesto un lavoro (ndr: non che non ne avesse già uno, forse un po' faticoso) e non me l'ha dato".
    Non ricordo cosa gli risposi io. quel sindaco (poi rieletto, presumibilmente senza il voto del mio conoscente) dette la risposta più corretta ad una domanda sbagliata. altri avrebbero magari mantenuto un voto dando la risposta sbagliata. migliorare la qualità delle domande potrebbe avere influssi insperati sulla qualità delle risposte, anche da parte della politica

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  2. Ho una vaga idea di chi possa essere quel sindaco di cui Ella parla, che conosco, ammiro e stimo. Ho invece una precisa idea della infinita serie di clientes, mendicanti di favori, in un mondo dove, in un gioco senza fine senza principio ed unità, si dice tutto ed il contrario di tutto, non ci si riconosce sottoposti a nessuna coerenza etica, si vive tranquillamente la convertibilità degli opposti ed ogni proprio atto è giustificato perché mai contraddittorio rispetto al nulla. Terreno fertilissimo per risposte politiche di corruttela e di ladrocinio organizzato. Ha ragione: non resta che ricostruire e “migliorare la qualità delle domande”. Ogni uomo è la sua speranza.

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