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domenica 29 marzo 2015

L'amore per la vita: prospettive in Dostoevskij e Bonhoeffer.



“Amici cari, non abbiate paura della vita,
com’è bella la vita,
 quando si fa qualcosa di bello e di giusto!”
 (Aljòsa: in F. Dostoevskij, I fratelli Karamazov, Garzanti, 1981, pag. 131)

In questi giorni della nostra vita... 
(Gustave Doré, Paradiso)
... giorni di lutto...
(Gustave Doré, Inferno)
In questi giorni luttuosi, di profonda notte quaresimale, morti insensate e stragi di innocenti sembrano dominare i media ed accrescere le nostre angosce: giorni di com-passione per tanti sofferenti vicini e lontani da noi, con i loro volti, nomi, storie, affetti, emozioni, progetti spezzati, che non conosceremo mai, ma che sappiamo non dissimili dai nostri…
...spesso dominati dal caos ...

E così mia moglie ed io abbiamo insieme ripreso letture che ci sono care, meditando sul valore della vita, sulla nostra inquieta fede (ne faremo solo un breve cenno in coda) ma soprattutto rivedendo con accorata tenerezza, molto laicamente, alcune figure illuminanti di Dostoievskij, che ci parlano dell’amore per la vita anche nelle sventure, della venerazione per le bellezze della terra, anche se “colpiti da tutti i più orribili disinganni umani”.

... schiacciati dai pesi dell'esistenza ...
L’amore per la vita (la mia, la tua,  quella di tutti gli uomini e donne, di tutti gli esseri viventi, vegetali ed animali) resiste alla disperazione anche in un mondo che pare “un caos disordinato, maledetto e diabolico”.


... si può ancora parlare 
di amore per la vita?...
E’ l’amore viscerale per la vita di Ivan, per il quale non c’è al mondo disperazione capace di vincere in lui la sua “furiosa e forse indiscreta brama di vivere”, che si esprime nell’amare “certe persone, che qualche volta, credimi, non sai nemmeno perché le ami”, nell’aver care “certe imprese umane,  nelle quali forse già da tempo hai cessato di credere, ma che veneri tuttavia per una vecchia abitudine del  cuore", nell’intenerirsi di fronte alle “foglioline che si schiudono a primavera, il cielo azzurro, ecco quello che amo!” (cfr. F. Dostoevskij, I fratelli Karamazov, libro quinto, cap. III,  ed. Garzanti, 1981, pag. 245).

... di un amore viscerale per la vita ...
L’amore per la vita è venerazione della terra, “sete di libertà, di spazio, d’immensità”: la volta celeste, piena di placide stelle scintillanti, la Via Lattea, una notte fresca e calma, il cielo di zaffiro, i magnifici fiori autunnali delle aiuole attorno a casa, l’attesa del mattino, il silenzio-mistero della terra che pare  fondersi e congiungersi con quello del cielo... E’ l’anima  piena di estasi di Aljòša che è in piedi e guarda, e a un tratto, come falciato, si prosterna ad abbracciare la terra e non si dà ragione del suo desiderio irresistibile di baciarla e, piangendo, giura che la amerà in eterno (cfr F. Dostoevskij, I Fratelli Karamazov, ed. Garzanti,1981, libro settimo, cap. IV, pag. 386).

...di un amore per la terra ...
L’amore per la vita è la forza del principe Myskin di essere comunque felice, nonostante i guai e le disgrazie. Nella gioia di un giorno sereno, pieno di sole - il cielo limpidamente azzurro e l’orizzonte luminoso – Myskin sa che non è possibile passare accanto a un albero senza sentirsi felici di vederlo né parlare con una persona  senza essere felice di volerle bene! Per quanto non sappia esprimere bene i suoi sentimenti, è intimamente convinto che sono tante le cose belle che vediamo ad ogni piè sospinto, al punto  che anche l’uomo più abbietto le riconosce. “Guardate un bambino, guardate l’alba divina, guardate come cresce un fuscello,  guardate negli  occhi che vi guardano a loro volta e vi vogliono bene…” (cfr. F. Dostoevskij, L’idiota, ed. Garzanti 1982, parte quarta, cap. VII, pag. 700)

... di amore per le persone ...
Insieme infine abbiamo riletto un passo della lettera (30 giugno 1944) di Bonhoeffer che, nel carcere nazista, fino all’ultimo fedele a Dio ed alla terra, canta il suo inno alla vita  in tutte le sue manifestazioni, filtrate attraverso il sole mediterraneo.
...un inno alla vita ...
«E però, sai, vorrei poterlo [il sole] percepire ancora una volta in tutta la sua forza, quando ti arde sulla pelle e a poco a poco infiamma tutto il corpo, sicché sai di nuovo che l’uomo è un essere corporeo; vorrei farmi stancare da lui anziché dai libri e dalle idee, vorrei che risvegliasse la mia esistenza animale, non quella animalità che sminuisce l’esser uomo, ma quella che lo libera dall’ammuffimento e dall’inautenticità di un’esistenza solo spirituale, e rende l’uomo più puro e più felice. Il sole vorrei insomma non solo vederlo e gustarne qualche briciola, ma sperimentarlo corporalmente. L’entusiasmo romantico per il sole, che si inebria solo di albe e tramonti, non conosce affatto il sole come forza, come realtà, ma solo come immagine. Non si può assolutamente capire perché il sole fosse adorato come Dio…”. (cfr. D. Bonhoeffer, Resistenza e resa, ed. Paoline, 1988, pag. 415).

...in questi nostri giorni
(Gustave Doré, Purgatorio)
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