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sabato 14 novembre 2015

I fatti di Parigi e i valori della civiltà in cui crediamo.


Non nel mio nome
(immagine tratta dal post 
della pagina facebook 
di Repubblica del 9 gennaio 2015)
Il terrorismo ha ragioni politiche che vanno analizzate e che debbono trovare risposte adeguate.  
Nulla però giustifica i fatti sanguinosi di Parigi, la morte spettrale per le strade, la furia distruttrice che colpisce persone inermi. L’impulso immediato vorrebbe chiudere bloccare arrestare imprigionare trasformare le nostre città in stati di polizia. La reazione viscerale porterebbe a considerare tutti i musulmani pericolosi, tutti gli stranieri potenziali agenti di morte. Questa pancia è cavalcata da una certa propaganda politica alla ricerca di facili consensi. Ma seguire la pulsione istintiva significherebbe dar ragione a chi – dentro di noi e fuori di noi – lavora per nientificare i valori che dovrebbero connotare la civiltà in cui noi crediamo, rendendola diversa da ogni ottuso fondamentalismo.


Non nel mio nome
(immagine tratta dal post 
della pagina facebook di Repubblica
del 9 gennaio 2015)
La nostra storia ci ha insegnato il valore della libertà di ogni persona – senza distinzioni di razza, di lingua, di religione - col solo limite del reato. Noi abbiamo “l’habeas corpus” che custodisce l’inviolabilità individuale, anche quella di chi potenzialmente è un pericoloso terrorista. Noi abbiamo la forza del diritto che deve essere garantito anche a chi eventualmente lo ritorcerà contro di noi. Noi abbiamo ereditato il principio della tolleranza, anche per chi è intollerante. 
Se non rimaniamo ancorati a questi valori moriamo due volte: la prima fisicamente - oggi nelle vittime innocenti di Parigi - la seconda spiritualmente, nella negazione di quello che noi dovremmo essere, nel disconoscimento di quei valori profondamente umani che hanno una portata universale e che stanno alla base della nostra cultura.

Immagine tratta dal post 
della pagina facebook di Repubblica 
risalente al 9 gennaio 2015, 
dopo la strage di Charlie Ebdò

4 commenti:

  1. È proprio come dice lei Signor Preside!
    NON DOBBIAMO MORIRE DUE VOLTE!
    Condannare L'islam e i musulmani, significherebbe far vincere il terrorismo.
    Ho visto, postato su Facebook, un ragazzo che ha pubblicato una cartina geografica con dei "buchi marini" al posto degli stati arabi. Questo è ciò che vuole L'isis.
    Ne approfitto di questo commento per allegare il mio ultimo post di Facebook. Credo che proprio ora inizi la battaglia più difficile: Non dividerci, far sì che il mondo rimanga unito contro le efferatezze.

    Quanto odio e ignoranza vedo in queste ore su Facebook, da quando è avvenuto l'attacco a Parigi!
    Molta gente che si scaglia in maniera indiscrimanata contro l'Islam e i musulmani, addirittura con immagini e frasi che invocano ad una PULIZIA ETNICA, che sradichi ed estingua intere popolazioni, solamente perché un gruppo di fanatici bastardi, invocano ALLAH durante le loro nefandezze!
    Gente che reputo intelligente e che non vede alcuna distinzione, tra una religione antica che predica la pace e rispetta il prossimo e un gruppo di fanatici, che ha travisato le parole di Maometto e che uccide per conto di un'organizzazione senza Dio.
    E se avessero invocato Gesù? Faremmo saltare il Vaticano?
    Chi scrive queste parole dovrebbe farsi un esame di coscienza! L'ISLAM NON È L'ISIS! Meditate gente, perché agire in questo modo, vuoldire abbracciare il terrorismo, vuol dire essere terroristi!
    Vogliamo risvegliare veramente demoni come Adolph Hitler? Vogliamo veramente far sì che la paura vinca sulla ragione!
    Prima di pubblicare qualcosa, cercate, informatevi, ve ne prego non solo per il rispetto dei veri musulmani, ma prima di tutto per rispetto verso voi stessi!

    Ps: La invito, signor preside, ad inserire nel suo bellissimo blog, la foto che ritrova allegata al mio post. Penso faccia riflettere molto sulla realtà dei fatti.

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  2. Grazie per la riflessione appassionata e per aver riportato il suo interessante post di facebook . Pubblico volentieri l’immagine che mi pare richiamare efficacemente alla distinzione tra sete di potere – nascosta sotto la maschera della religione - e autentico spirito religioso.
    [img] https://lh3.googleusercontent.com/-GGWDspBenfk/VkiMr_YG8fI/AAAAAAAARWk/jNCB4UeXdio/s640-Ic42/nicola%252520h..jpg[/img]
    Un caro saluto.

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  3. D'accordo con l'analisi esposta. Saluti cordiali.

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  4. Grazie “Mari da solcare” per la condivisione di queste riflessioni che nascono da un grande sgomento e che tentano di fare appello alle forze della razionalità. Non affidarsi all’emotività del momento, utilizzare la mediazione del pensare, la “fatica del concetto” è “poco” – di fronte alla tragicità degli eventi presenti -, eppure se condiviso e maturato insieme ad altri, nell’ambiente scolastico ed educativo, ma anche nei social network, nei nostri blog… può diventare – in prospettiva - “molto”. Questo ci auguriamo.

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