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martedì 3 ottobre 2017

San Francesco di Nietzsche e di Giotto.

San Francesco nella descrizione di Nietzsche e negli affreschi della Basilica superiore di Assisi, con riferimento particolare a "La predica agli uccelli".
🖊Post di Rossana Rolando
🎨Immagine de La predica agli uccelli di Giotto.

Giotto di Bondone, La predica agli uccelli 
(tra il 1297 e il 1299), particolare
In un frammento postumo di Nietzsche troviamo questa penetrante immagine: “Francesco d’Assisi: innamorato, popolare, poeta, lotta contro l’aristocrazia e la gerarchia delle anime, a favore degli infimi (Frammenti postumi, 9 [19], Adelphi, Milano 1990, p. 9). E, molte pagine dopo, lo stesso Nietzsche pone Francesco - così “come Gesù di Nazareth”- tra “i grandi erotici dell'ideale, i santi della sensualità trasfigurata e incompresa che impersonano i “tipici apostoli dell'«amore»” (Frammenti postumi, 10 [51], cit., p. 129).
Nietzsche,  il veemente accusatore del cristianesimo - così come si è storicamente configurato - usa le parole più acute e toccanti per restituire la vera icona del santo di Assisi e del suo Modello.
Proprio questa immagine di Francesco caratterizza il ciclo degli affreschi di Giotto nella Basilica superiore di Assisi: è il santo narrato dalla religiosità popolare, attraverso le storie dei miracoli, è il “giullare di Dio”, tutto animato dal desiderio di danzare e cantare la vita, è il poeta che innalza la sua lode al cielo in una fratellanza spirituale con tutta la creazione.
Questa tesi viene espressa mirabilmente da Massimo Cacciari nel suo breve saggio su San Francesco in Dante e Giotto, sottotitolo di Doppio ritratto.

Giotto di Bondone, La predica agli uccelli 
(tra il 1227 e il 1229)
Emblematico, a questo proposito, il noto Predica agli uccelli, in cui si racconta un episodio, forse collocabile tra il 1212 e il 1213, svoltosi in una località nei pressi di Bevagna. Francesco è piegato dolcemente verso terra, con il braccio proteso nella direzione degli uccelli che gli si radunano intorno festanti e sembrano venirgli incontro nel volo.
Il fulcro del dipinto è esaltato dall'essenzialità dello sfondo e dalle linee dei tronchi leggermente inclinate verso il centro, quasi ad incorniciare la scena che si sta svolgendo. Gli alberi non sono semplici ornamenti appena stilizzati, ma vengono raffigurati nella loro naturale grandezza, con le chiome cariche della fioritura primaverile, segno di una vita che conosce il mutare del tempo e delle stagioni.
Testimone di tutta la scena è un frate Masseo stupito nel volto e nel gesto della mano sospesa, sorpreso da quella nuova familiarità con il creato che Francesco celebrerà nel suo Cantico delle creature.
La predica è interpretata tradizionalmente come l’invito alla lode rivolto da Francesco agli uccelli “che gioiosamente allungavano il collo, allargavano le ali, aprivano il becco e giungevano persino a beccare la sua tunica” (Leg. M. XII, 3).
Cacciari suggerisce una lettura maggiormente aderente alla rivoluzione portata da Francesco nella raffigurazione della natura, non più concepita come semplice mezzo per elevare l’uomo a Dio, ma vista piuttosto come luogo della comunione tra tutti i viventi. Francesco non predica agli uccelli, ma con gli uccelli, intessendo un canto che diventa predica per l’uomo, in una bidirezionalità da cui è esclusa l’idea gerarchica di un alto e di un basso, di un sopra e di un sotto, per lasciare spazio all’orizzontalità di una parola detta reciprocamente, tra gli uomini (come nota Nietzsche, alludendo alla lotta di Francesco a favore dei poveri e degli infimi) e tra tutte le creature.
Così conclude, infatti, Cacciari, nella sua interpretazione del grande affresco: “Saranno, allora, piuttosto gli uccelli del cielo e i gigli dei campi a predicare all’uomo! Autenticamente francescana è quella lode in cui tutte le creature convengono e si confortano ‘predicandosi’ vicendevolmente” (Massimo Cacciari, Doppio ritratto, Adelphi, Milano 2012, p. 40).

8 commenti:

  1. Il post si avvale di rinvii “ preziosi” : da Giotto a Dante, da Nietzsche a Cacciari.
    Il protagonista, San Francesco, misura d’uomo a tutto tondo: dalla opulenza alla scelta della povertà, nel segno di una vita che prende significato con la povertà spirituale, con la Comunione dei Beni.
    La Natura è parte di questa Comunione . La Natura, il Creato, ricco di grazia divine, è una trama della Misericordia divina.
    Questo comprese ed incarnò San Francesco. Sulla sua strada si è messo papa Bergoglio :per questo esalta la Misericordia. Di questo carisma è traversata l’enciclica Laudato sii.
    Nietzsche così parla di Eros come amore, di sensualità come appartenenza fedele alla Natura.

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    Risposte
    1. Grazie Rosario. Il testo di Cacciari, benché piccolo di dimensioni, è molto più ricco di quanto ho lasciato intravedere, dal momento che costruisce un confronto tra il san Francesco di Dante e il San Francesco di Giotto. Ma è su quest'ultimo e sul meraviglioso affresco della natura in festa - nella figura degli uccelli - che volevo soffermarmi. Un abbraccio.

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  2. Pierfrancesco Santoni5 ottobre 2017 alle ore 09:54

    Francesco d'Assisi innamorato popolare poeta....tra i grandi erotici dell'ideale ... profonda e intensa riflessione!

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