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mercoledì 18 aprile 2018

20 aprile, 25 anni dalla morte di don Tonino Bello.

Un ricordo accorato dell'uomo, poeta e vescovo don Tonino Bello, nell'anniversario del suo venticinquesimo dies natalis.
Don Tonino Bello 
(1935-1993)
In occasione dell'anniversario dei 25 anni dalla morte di don Tonino Bello - il 20 aprile 2018 - pubblichiamo l'articolo del professore e amico Leonardo Lestingi, scritto 3 anni fa (per ricordare gli 80 anni dalla nascita di don Tonino, 18 marzo 1935), ma ancora molto vivo ed efficace.

Le immagini, inserite di seguito, riproducono opere fotografiche di Jamie Heiden (qui il sito).




La memoria e il ricordo di don Tonino Bello, insieme alla nostalgia e alla commozione, sono ancora oggi vivi, e non solo in chi ha avuto il privilegio d’averlo conosciuto e incontrato, ma anche in chi lo ha “scoperto” solo di recente e che attraverso la lettura dei suoi testi, i racconti e le testimonianze di molti, riesce a dialogare nuovamente con lui e ad aprirsi a inattesi orizzonti di speranza.    
Jamie Heiden, 
Tornando a casa
Gli scritti di don Tonino continuano ad essere ristampati e raggiungono  un pubblico sempre più vasto, insieme a numerosi testi inediti o pubblicati molti decenni addietro su riviste e periodici oramai scomparsi, come nel recente e corposo La terra dei miei sogni (Ed Insieme ed., pp. 677, Euro 25), un’antologia bellissima, rigorosa e illuminante che raccoglie i suoi scritti antecedenti l’episcopato molfettese: diari, omelie, relazioni, articoli, cronache, appunti e schemi di lavoro, che confermano l’idea che nella vicenda di don Tonino non ci sia un prima e un poi, ma una sostanziale e sorprendente continuità.
Se fosse vissuto, oggi don Tonino avrebbe compiuto 80 anni. Non riesco ad immaginarlo “anziano”, o vescovo “emerito”, come si dice per i presuli che hanno superato i prescritti 75 anni e devono lasciare le proprie diocesi; non è possibile immaginare un don Tonino in pensione e a riposo, perché l’intensa, profetica e irripetibile avventura della sua esistenza lasciavano presagire un impegno sempre vigile e attento, frutto di un’imperitura giovinezza del cuore, un progetto e una presenza coerenti che avrebbero saputo custodire in sé il dialogo con ogni alterità, senza inondare gli altri né col proprio io, né con l’idolo di certezze immutabili da esibire contro chi, come noi, è in viaggio sulla barca luziana che “dondola nella luce ove il cielo s’inarca e tocca il mare”, e non sa o non vuole smettere di aspettare il futuro, di attendere, come dice un verso di don Tonino, “l’aurora”.
Jamie Heiden, 
 Verso l'infinito e oltre
No, chissà quanti e quali doni ci avrebbe offerto ancora don Tonino, attraverso la sua lettura della storia, le sue utopie del “non ancora”, la sua ricerca di una fede capace di educarci al senso personale e al mistero di Dio, contro l’idolatria e tutto ciò che ci impedisce di essere veramente umani, di aiutarci a procedere in profondità nei nostri itinerari intermittenti, fra infedeltà e delusione, a trasmetterci quella sua sapienza avvolta nel silenzio e nello stupore, autenticata dalla fedeltà, dalla preghiera, dalla sofferenza. Sarebbe rimasto nella diocesi di Molfetta o sarebbe stato trasferito? In una diocesi più “importante” oppure sarebbe tornato nel suo Salento? Avrebbe scritto nuovi testi poetici? Con chi avrebbe intessuto le sue corrispondenze? Come avrebbe salutato e interpretato il nuovo pontificato di Francesco, quel papa che per molti versi gli assomiglia? 
Jamie Heiden, 
 La fine della linea
Domande senza risposta, purtroppo, ma non c’è dubbio che attraverso la forza della sua parola e della sua poesia intesa come “pòiesis”, come capacità, cioè, di creare e trasformare la realtà, avremmo potuto ritrovare le vie della pace autentica, di una riconciliazione e di un dialogo che nascessero dall’infinita possibilità che ha l’animo umano di attingere alle energie di perdono e misericordia che sono la vera traccia del divino, nell’esperienza profetica come in quella poetica.
Caro don Tonino, forse queste parole sono futili o inutili, così com’è insolito e irrituale il ricordo del compimento dei tuoi anni. Ma lasciami dire, ancora una volta, che sei penetrato in me, in noi, senza fartene accorgere, come da una porta socchiusa il delicato amante che rimane alle spalle, per non turbare il sogno che lo sogna; ma sei vivo e presente, più vivo dell’Assente che si ricorda e s’invoca. Ti presagisco ancora nella perplessità d’ogni amore, nell’ascolto che supera la voce, nello sguardo e nei volti che varcano la veduta; sei ancora il proseguo d’ogni carezza e sorriso, il cuore più accorato della gioia e del dolore. Eppure non ti “vedo”,  ma come non vedo l’aria che respiro e la luce profonda che colora i cieli…

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7 commenti:

  1. attraverso il suo articolo, prof. Lestingi fa passare il suo amore per don Tonino Bello sino a chi lo legge, che non può, a sua volta, non provare amore. sentita l'intervista, proprio un regalo. grazie buongiorno

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    1. E' proprio così! Un articolo - questo del prof. Lestingi - espresso con un linguaggio poetico che avvolge e conquista.

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  2. Rimpianto per la perdita di don Tonino, voce profetica e battistrada del pontificato attuale
    🙏

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    1. Una figura che ha lasciato tracce profonde e che continua a "parlare".

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  3. Alla fine della clip dell'intervista al professore Lestingi, You Tube ha proposto, come sempre, una scelta ulteriore. Scorrendo con il mouse tra di esse ho notato "La pace come perdono" Don Tonino Bello. Mi è piaciuta l'opportunità di sentire la voce e ciò che comunica il modo di parlare di ciascuno e sono entrato. E' stata un'esperienza forte sentire leggere raccontare interpretare questa voce trepidante interamente presa dall'importanza dell'argomento e che è comunque rimasta sempre piana come colloquiasse in una bottega di artigiani.
    Ma non è stato solo questo e mi scuso per l'auto referenzialità ma voglio accennare al mio stato emotivo di questi giorni.
    Qualche giorno fa abbiamo notato che la gatta stava male, non mangiava, si muoveva a stento, un episodio di vomito. Il veterinaio ha diagnosticato un danno alla colonna vertebrale dovuto o a una caduta, a un ivestimento di un auto oppure a un colpo di qualcosa. La gatta non guarirà e io sono amareggiato ma anche, forse soprattutto, arrabbiato tanto da essere torvo perchè sono quasi certo che sia stata una bastonata e mi figuro l'autore.
    Avere rivissuto con la guida di don Tonino l'episodio biblico di Caino e Abele mi è stato di grande aiuto.
    Scusate lo sfogo.
    Grazie.

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  4. Caro Gianni, grazie per aver condiviso qui il tuo stato d'animo su questa vicenda amara della vostra gatta. Veder soffrire gli animali è sempre doloroso, tanto più quando la sofferenza è provocata. Un caro abbraccio.

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  5. "Non è possibile immaginare un don Tonino in pensione e a riposo, perché l’intensa, profetica e irripetibile avventura della sua esistenza lasciavano presagire un impegno sempre vigile e attento, frutto di un’imperitura giovinezza del cuore": ricordo che, sebbene già molto malato, a fine 1992 volle portare il suo desiderio di pace nella martoriata Sarajevo ... Don Tonino: un testimone, un profeta, un santo. Grazie per questa pagina in sua memoria.

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