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martedì 8 aprile 2014

Omaggio a Dietrich Bonhoeffer.

Post di Gian Maria Zavattaro.

Omaggio ...

... alla grande figura 
di Dietrich Bonhoeffer.
Il 9 aprile 1945 - era il lunedì dopo la Domenica in Albis – all’età di 39 anni moriva sul patibolo, impiccato dai nazisti, il teologo protestante DIETRICH BONHOEFFER. “Questa è la fine – per me è l’inizio della vita” furono le ultime parole, mentre gli aguzzini lo strappavano ai compagni di prigionia.   
Campo di concentramento di Flossembürg.

Flossembürg, lapide in memoria 
di Bonhoeffer.
Chi conosce anche poco, come me, del suo pensiero e della sua azione sa bene quanto le sue intuizioni abbiano influito sul rinnovamento della teologia protestante e cattolica e quanto esse siano  ancora vive. Un tema vorrei qui ricordare: la constatazione dell’avvento di un “tempo totalmente irreligioso”.

L'opera che raccoglie le lettere 
scritte da Bonhoeffer durante la detenzione.

Oggi questa consapevolezza è ormai un vissuto collettivo, l’evento compiuto della secolarizzazione. Nella città secolare Dio come “ipotesi di lavoro”, come spiegazione o come via d’uscita dai problemi che noi dobbiamo affrontare e risolvere, è “ipotesi inutile” o addirittura illusoria. Il “Deus ex machina” o “il  Dio tappabuchi” non serve:  l’ “homo religiosus” ha perso la partita della storia, il mondo è diventato adulto, dobbiamo vivere senza Dio, dobbiamo cavarcela da soli. “Non possiamo essere onesti senza riconoscere che dobbiamo vivere nel mondo, etsi Deus non daretur”. Si pone allora “il problema che non mi lascia tranquillo: quello di sapere cosa sia veramente per noi oggi il Cristianesimo o anche chi sia Cristo”.

Opera pubblicata nel 1937.
Per Bonhoeffer l’esperienza della morte di Dio, della sua assenza, del suo silenzio, non è un semplice dato culturale: essa è disposta al fine di rispettare l’uomo e provocarne la crescita. “Il mondo maggiorenne è senza Dio e forse proprio per questo più vicino a Dio che il mondo non ancora diventato adulto”. Il Dio personale “davanti a cui stiamo” è il medesimo Dio senza il quale noi dobbiamo vivere. Egli è, ma Tace. Nel mondo senza Dio il cristiano non è chiamato ad una nuova religione, ad una nuova cristianità, ma alla vita della partecipazione al nascondimento ed all’impotenza di Dio nel mondo. Essa si disvela nel modo più radicale attraverso l’abbandono del Figlio sulla croce: “Dio si lascia scacciare dal mondo, sulla croce Dio è impotente e debole nel mondo”. Non dunque “il piatto e banale essere-di-questo-mondo degli illuminati, degli indaffarati o dei lascivi, ma il profondo essere-di-questo-mondo che è pieno di disciplina ed in cui la conoscenza della morte e della risurrezione è in ogni momento presente”. La fede, ben lungi dal fuggire, si incarna nel temporale, lo sperimenta, l’ama e gli resta fedele. “Per il Cristiano non esiste alcun luogo di rifugio dal mondo né in concreto né nella interiorità spirituale. Qualsiasi tentativo di ritrarsi dal mondo sarà presto o tardi pagato con qualche cedimento al mondo”. 

Bonhoeffer e i suoi allievi.
Negli uomini e nelle donne del nostro tempo Bonhoeffer scopre l’incontro con  il Dio vivente: nel loro esserci Egli si è nascosto, là lo si ritrova e là lo si deve servire. Nell’esistere per l’altro si ridisegna l’atemporale identità del cristiano e si delinea la possibilità storica della conciliazione tra la mondanità del mondo e la trascendenza divina. Affiorano alla mente le consonanze con Mounier, così vicino e così diverso: l’incarnazione, unica possibile risposta alla supplica  nietzschiana di Zarathustra (“Vi scongiuro. Siate fedeli alla terra”); la necessità di calarsi nel cuore stesso della miseria, dalla parte degli “schiacciati”; la protesta contro la coscienza pacificata della cristianità borghese e la consapevolezza della sua fine (“fu la cristianità”); la testimonianza come forma pura dell’azione.
L'Etica raccoglie scritti 
elaborati tra il 1940 e il 1943.
Affrontando il supplizio Bonhoeffer testimoniava fino in fondo la sua “Resistenza e Resa”: il resistere, che è imparare a credere e sperare; il rendersi agli altri, che è amare senza arrendersi.

Grazie alla Comunità monastica di Bose che
ha curato alcuni libri su Bonhoeffer.


Nota di Rossana Rolando.

Invito a leggere ...
Consideriamo – mio marito ed io – “Resistenza e resa” come un libro fondamentale nella nostra vita. Tanti sono i libri che si leggono, molti sono belli, interessanti, appassionanti … ma tra questi ce ne sono alcuni che eleggiamo a nostri compagni di viaggio perché ci hanno segnato in maniera indelebile e sono diventati amici per l’esistenza. Sono i libri che riprendiamo in mano quando abbiamo bisogno di una parola che ci sorregga e ci conforti … “Resistenza e resa” è uno di quei libri. In esso sono contenute le lettere scritte da Bonhoeffer ai genitori, all’amico Eberhard Bethge e alla fidanzata, oltre ad altri brevi scritti e poesie. Per chi non lo conoscesse è un testo che consigliamo vivamente: non solo a coloro che nutrono un qualche interesse per le tematiche filosofico teologiche, ma anche a coloro che intendono conoscere la personalità eccezionale dell’uomo Bonhoeffer: il suo amore per la vita, per la musica, per la poesia … il suo equilibrio, la finezza dei suoi sentimenti, la sua profonda fiducia nel bene … tutta quella ricchezza di umanità che è in grado ancora di trasmettere a chi lo legge.


... i libri che danno luce ...

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