Iscriviti ai Feed Aggiungimi su Facebook Seguimi su Twitter Aggiungimi su Google+ Seguici tramite mail

Iscriviti alla nostra newsletter!

Mounier: il pensiero e l'uomo.



Emmanuel Mounier

Il personalismo di Mounier  (1905-1950)  non è  un sistema speculativo  né una macchina politica. E’ una filosofia (spesso snobbata dagli  accademici e vista con sospetto da certa gerarchia ecclesiastica), però  “provvisoria”, che esige di essere superata nella misura in cui si realizzano le persone  e la comunità. Anti-ideologica per vocazione, si oppone ad  ogni  distorsione mistificatoria del pensiero in funzione di interessi  particolari e intende  smascherare il “disordine stabilito” ed   ogni forma di potere  che minaccia  la libertà delle persone. E’ “lotta per l’uomo”, “pensiero combattivo”, “progetto”, “engagement” (termine da lui usato  molto prima di Sartre).
Sin dai primi numeri della rivista Esprit (da lui fondata nel 1932) esplicite sono le istanze fondanti:  1. collocarsi nel cuore della miseria in tutte le sue forme;  2. rompere con  il “disordine stabilito”  che  dietro un'apparenza di ordine e legalità democratica è in realtà ingiusto ed  ineguale,  perché il potere del denaro non si esercita solo in fabbrica ma nella manipolazione dei media  e dei partiti,  rendendo illusoria ogni libertà; 3. affermare il  primato della persona e dello  spirituale - valori non solo cristiani - nella  relazione con gli altri, nel costruire una comunità di persone;  4. prendere congedo dalla “cristianità borghese” attraverso una permanente  rivoluzione prima di tutto morale che chiarisca ai  “fraterni avversari”, come Nietzsche e Marx, che il cristianesimo non è  una caricatura borghese.

K. Marx
F. Nietzsche
Mounier indica  al cattolicesimo nuove strade di libertà, di speranza (“ottimismo tragico”!), contribuendo  non poco al risveglio in politica e  influendo fortemente sulle generazioni 1940-70
Ostile ad  ogni manifestazione di clericalismo, non ha mai inteso fare una filosofia  specificamente cristiana, ma  una filosofia  sulla persona, comune a tutti, cristiani o no. Tra i molti suoi interventi, sono note  le sue perplessità  nei confronti della nascente DC italiana, le prese di posizione a fronte del poco evangelico silenzio della curia romana sulla conquista  italiana dell’Etiopia e poi dell’Albania. Scrive nel 1949: “Ci sono cattolici di destra e cattolici di sinistra: è un fatto ed è un fatto opportuno.  Ciò prova che il cattolicesimo supera tutte queste vicende politiche. Se si colpissero apertamente nella Chiesa i cattolici di destra, io domanderei per essi il diritto all’espressione”.  “Non progressisti perché cristiani” ma neppure “reazionari perché cristiani”. Il suo  pensiero non è una varietà di cristianesimo di sinistra, anche se  i suoi atteggiamenti pratici e le sue scelte, specie negli ultimi anni di vita,  si sono orientati a sinistra.
Nel corso della sua vita  il cattolico Mounier   si trova sovente  più a suo agio nel mondo laico, anche  tra gli atei, che non negli ambienti ”cristiani”, ivi compresi quelli di sinistra, perché troppo immersi in un’atmosfera di sacrestia che confonde sacro e profano.


Dopo il Concilio Vaticano II
Tutto ciò, a distanza di 70 anni, potrebbe  apparire  ovvio,  ma solo dopo il Concilio Vaticano II, che di fatto  ha inverato vari aspetti del suo pensiero.  La  vita di M. è stata tutta un atto di presenza agli uomini ed agli avvenimenti del suo tempo. Ha conosciuto sofferenza e  dolore, toccato nel vivo della sua carne soprattutto per la vicenda  della primogenita Francoise, presto colpita da encefalite e destinata a vivere in una “misteriosa  notte profonda dello spirito” (morirà 4 anni dopo il padre).    La prigione  sotto Vichy,  i  digiuni quando erano cosa seria e non  moda festaiola e spettacolare, la sua proverbiale timidezza unita a tensione morale che mai si piega a compromessi, la sua generosità e disinteresse, il coraggio della resistenza politica legano  in coerente unità il  piano dei concetti ed il concreto del suo vivere. Rimane,come  motivo dominante e  sua testimonianza, il richiamo all’impegno, a vivere la politica come  forma efficace di amore, ad essere testimoni di autentica cittadinanza e per i cristiani di fedeltà alla terra ed a Dio.

Nessun commento:

Posta un commento