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sabato 6 giugno 2015

L'ora prima di Erri De Luca.

Queste pagine non provengono da insonnie 
ma da risvegli
(Erri De Luca). 
Post a cura di Rossana Rolando.

Erri De Luca, Ora prima
Ho letto “Ora prima” di Erri De Luca (edizione Qiqajon, Bose 1997). 
E’ il libro di un uomo che non arriva alla fede, ma che legge e rilegge l'antico ebraico delle sacre Scritture.
E’ il messaggio di un non credente che porta il credente a riflettere sulla propria fede.
E’ il dono di una persona inquieta alla ricerca di veri significati per vivere.
E’ la testimonianza di chi riconosce nella Bibbia il grande codice culturale dell'Occidente, oltre che il riferimento ineludibile per chi pensa di aver fede.
1. Credenti e non credenti. Dice Erri De Luca: “Sono uno che non crede”. Il discrimine tra credente e non credente per De Luca sta tutto in una preposizione: il credente parla “a” Dio, gli si rivolge con il tu, fosse pure il tu del grido, il tu di Giobbe, o addirittura il tu della bestemmia che sgorga dal dolore; il non credente riesce solo a parlare “di” Dio, di un Oggetto che trova scritto nei testi sacri o raccontato da coloro che credono, ma che rimane per lui una terza persona, distante e separata.

2. Le parole sacre. Leggo nella Premessa: “Ogni mattina a testa vuota e lenta accolgo le parole sacre. Capirle per me non è afferrarle, ma essere raggiunto da loro, essere così quieto da farsi agitare da loro, così privo d’intenzione da ricevere la loro e così insipido da farsene salare” (p. 6). Bellissima questa descrizione di una parola che si muove, raggiunge e crea qualcosa di nuovo sfuggendo all’uso logoro, insipido, vuoto di tante parole quotidiane. Erri De Luca ha dichiarato di non essere credente, quindi la potenza della parola che qui evoca non risiede solo nell'autorità di una presunta origine rivelata, ma nella sua forza interna, che raggiunge e agita, investe e dà luce ai risvegli, alle ore, ai giorni. L’incontro con la Scrittura diventa per lui, operaio, “un buon motivo per essere lieto di buttarsi fuori dal letto nel buio, col mattino ancora lontano …” (p. 18).

3.   I significati. L’intento del libro è dichiarato subito: “Così sono diventato ospite a casa delle parole della Scrittura sacra. Restituisco in disordine una parte minima del dono di poterla frequentare” (p. 6). Erri De Luca presenta pagine racconti momenti della Scrittura e lo fa con una libertà, una poeticità e una freschezza di immagini e di interpretazioni che sembrano attingere alla ricchezza di una fonte originaria, non appesantita o imprigionata da alcun vincolo.

Provo a riportare alcune frasi - immagini pennellate - come esempi di questa incisività capace di aprire mondi di suggestioni e significati:

“Il profeta Ezechiele parla volentieri di alberi, è il più giardiniere di tutti i messaggeri di Dio. […] Nella Scrittura sacra nessun albero è solamente un albero, nessun oggetto e nessuna parola e nemmeno una congiunzione è lasciata senza indagine sul perché sia lì, nel luogo dell’incontro scritto tra creatura e creatore” (p. 89).


“Gesù sapeva che le parole a voce valgono più di quelle scritte, come la musica eseguita, più dello spartito che la fissa” (p. 118).

 




“Chi non ha fede non si disseta mai. Ma chi ha la grazia di averla è vincolato da un compito enorme: dare di quest’acqua bevuta una testimonianza nella durata della sua vita. Così facendo riempie le pagine che i vangeli hanno dovuto lasciare vuote” (p. 118).

Raccolgo per me per chi legge l’augurio magnifico di Erri De Luca, quello di potersi alzare volentieri prima del mattino e incontrare una parola che sia davvero un buon motivo per essere lieto di buttarsi fuori dal letto, per tutti i giorni della vita.

2 commenti:

  1. Questo post/recensione mi era, a suo tempo, sfuggito. Lo gusto ora, primo giorno del 2016, nella sua luce. Grazie.

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  2. Ho letto il bel prontuario per il brindisi di capodanno. Erri De Luca è un autore che porta dentro l’autenticità della vita e il suo uso delle parole è nello stesso tempo studiato e naturale, di effetto.

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